Slai Cobas
Sindacato
dei Lavoratori Autorganizzati Intercategoriale
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UNITI SIAMO PIU' FORTI, UNITI VINCIAMO
Non se l’aspettavano. Governo, Comuni, Regioni,
stati maggiori delle aziende del Trasporto Pubblico Locale (TPL), padroni e
dirigenze aziendali di ogni settore credevano di averci addomesticati tutti. E
non se l’aspettavano nemmeno i sindacati ufficiali, che da tempo immemore
esercitano il mestiere di farci ingoiare i rospi che le aziende gli comandano.
Non se lo aspettavano che gli autoferrotranvieri di Genova dessero vita a 5
giorni di sciopero a oltranza e di cortei Oggetto di tutta la vicenda: la
privatizzazione dell’azienda di trasporto pubblico (AMT, ora controllata da
capitali pubblici), come succede in tutte le aziende del TPL in Italia.
Cosa che comporta: cancellazione degli accordi
integrativi, con la rapina di centinaia di euro in busta paga; assalto alle
condizioni di lavoro;riduzione delle linee e delle
corse; tagli all’occupazione; peggioramento del servizio rivolto ai cittadini.
Tutti hanno sfidato la legge n. 146 del 1990, una vergogna legislativa che
rende lo sciopero un’arma spuntata: una legge che criminalizza i lavoratori
quando intendono usare lo sciopero non come un episodio simbolico, ma per
affermare davvero i loro diritti. La cittadinanza di Genova ha capito la
portata e il significato degli scioperi, solidarizzando fino in fondo con gli
autoferrotranvieri e non lasciandoli soli di fronte alla rappresaglia spietata
delle multe. Nel frattempo, hanno inviato decine di migliaia di messaggi di
solidarietà agli autoferrotranvieri genovesi i lavoratori di molte parti
d’Italia, in particolare appartenenti al TPL, mentre una delegazione degli
autoferrotranvieri romani ha raggiunto Genova, col proposito di aprire la lotta
anche a Roma.
La lotta di Genova (lo spirito con cui lì si è
deciso di non subire i miserabili progetti aziendali e di reagire a muso duro)
invia un messaggio e non solo nel TPL, ma anche in tutti i servizi pubblici e
negli stessi luoghi di lavoro del settore privato. Questo è vero anche dopo
l’accordo siglato dai soliti sindacati, che blocca, sì, la privatizzazione, ma
prevede la concessione in appalto delle linee collinari e una riduzione dei
costi di gestione tramite una ristrutturazione del servizio, le cui modalità
dovranno essere oggetto di trattative successive. Questo ha provocato critiche
pesanti da parte di molti lavoratori che sono intervenuti in assemblea per
respingere l’accordo e per chiedere che si votasse su scheda segreta, anziché
per alzata di mano.
Ma non ci sono dubbi che questa vicenda pone
all’ordine del giorno, per il mondo del lavoro sotto padrone, la necessità
della lotta dura, se si vuole davvero che siano rispettati bisogni e diritti
Lotta dura, ed estesa nazionalmente, consapevoli che la privatizzazione (con
tutte le conseguenze nefaste sul piano della condizione lavorativa, dei livelli
salariali, dei diritti, della qualità dei servizi pubblici) riguarda una quota
enorme del lavoro subordinato.
NON È MAI
TROPPO TARDI PER REAGIRE E DIFENDERE SALARI E POSTI DI LAVORO.
via Domenico
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